Inaugurata una scultura in memoria di don Paolo Tablino
Sabato 28 ottobre ad Alba, al centro del giardino tra le vie San Teobaldo, Cesare Battisti e Papa Giovanni XXII intitolato a don Paolo Tablino nell’aprile del 2022, è stata svelata al folto pubblico la scultura a lui dedicata realizzata dall’artista Samuel Di Blasi.
Nato ad Alba il 24 maggio 1928, don Paolo Tablino ha ricevuto la Medaglia d’Oro della Città di Alba nel 2006. Grande animatore tra i giovani albesi, educatore e maestro, missionario a Marsabit in Kenya dove è deceduto ed è stato sepolto il 4 maggio 2009. Durante la cerimonia un po’ di terra prelevata accanto alla sua tomba in Africa è stata interrata sotto l’erba ai piedi della scultura.
L’opera è stata proposta all’amministrazione comunale da un comitato spontaneo formato da associazioni e singole persone, tra cui cinque sindaci di Alba, con referenti don Gino Chiesa e Leopoldo Foglino. La scultura è una fusione in alluminio di 450x160x130 centimetri ed è stata finanziata dal comitato con la partecipazione della famiglia Tablino, con il contributo della Fondazione Crc e del Comune di Alba. L’amministrazione comunale ha realizzato le opere di basamento necessarie per la collocazione della scultura al centro del giardino e la sistemazione del verde circostante. Per accogliere e valorizzare l’opera, nel giardino è stata rifatta l’illuminazione, riqualificato il verde, riadattato l’impianto di irrigazione. Il tutto per un investimento di circa 20 mila euro.
«Don Tablino – ha ricordato il sindaco Carlo Bo - ripeteva spesso che la carità deve essere regolatrice di tutte le nostre azioni. Lui l’ho ha fatto per tutta la vita. Nato nel 1928, fin da giovanissimo ha coltivato la vocazione e poi è diventato sacerdote a 22 anni nel 1950. La svolta nel 1957 quando con l’enciclica Pio XII chiede ai vescovi di inviare sacerdoti in Africa. Il primo è stato don Bartolomeo Venturino. Don Tablino andò in Kenya nel 1959 e ci rimase più di 50 anni. Voleva stare accanto alle persone in difficoltà, era un povero che viveva da povero insieme ai poveri, un nomade tra i nomadi. Era per la gente di quella terra un confidente, un sacerdote che operava in mezzo alla gente. Per questo è stato tanto amato e lo sarà per sempre. Nel suo testamento scrisse: “Se morirò in Italia voglio essere sepolto a Valdivilla dove sono nati i miei genitori e dove è sepolto l’amico don Marcello Torchio. Se morirò in Africa voglio essere sepolto in Africa”. E così è stato. Mai come oggi gli insegnamenti di don Tablino dovrebbero essere applicati. La storia ci ha insegnato che le guerre non servono a nulla eppure oggi, invece di costruire ponti, si continuano a costruire muri».
«Siamo orgogliosi di sacerdoti come don Tablino – ha detto il vescovo della Diocesi di Alba monsignor Marco Brunetti prima della benedizione – Hanno saputo testimoniare l’amore e la carità di Dio nel mondo, in questo caso in Africa. Sto lavorando ad un processo di beatificazione per don Tablino. C’è la fama di santità necessaria».
«L’opera artistica – ha spiegato Leopoldo Foglino - ricorda un cittadino albese testimone con impegno nella cultura, nella solidarietà, nella ricerca e nella fede. Don Tablino è tuttora presente nel cuore di molti di noi ed è importante che il suo stile di vita, la ricerca del bene comune, la sua passione per il riscatto di chi è in difficoltà trovi uno spazio tra le nuove generazioni alle quali è affidato il compito di costruire un futuro migliore».
«Per quest’opera – ha dichiarato l’artista Samuel Di Blasi - mi sono ispirato ad un albero fra gli alberi, per un giardino ricco di vegetazione. La scultura è illuminata per una visibilità notturna».
Alla cerimonia è intervenuto anche don Gino Chiesa. Hanno partecipato il vescovo di Maralal (Kenya) monsignor Virgilio Pante, gli assessori comunali Lorenzo Barbero, Elisa Boschiazzo e Massimo Reggio, i consiglieri Elena Alessandria, Alberto Gatto, William Revello e Clelia Vezza, gli ex sindaci Ettore Paganelli, Tomaso Zanoletti e Giuseppe Rossetto, accanto a tantissime altre persone.